I discendenti del Principe di San Severo si sono rivolti alla giustizia civile per porre fine ad uno sfruttamento commerciale non autorizzato e controverso dell’immagine del Cristo velato, uno dei simboli di Napoli.
Il Cristo velato – la celebre statua barocca di Giuseppe Sanmartino, custodita nella Cappella San Severo, nel centro storico di Napoli – è stato infatti rappresentato su un paio di occhiali da sole, insieme ad altre immagini evocative, ma di ben altra natura.
Gli occhiali in questione, infatti, definiti nella comunicazione promozionale “i più criminali di tutta Italia”, si contraddistinguono per la rappresentazione sulle stanghette del Cristo velato e di una pistola. Inoltre, le stanghette stesse hanno una forma che evoca il complesso residenziale delle Vele di Scampia. I riferimenti alla violenza e alla criminalità – contrapposti all’immagine sacra dell’opera d’arte riprodotta senza autorizzazione – non finiscono qui: la custodia degli occhiali, infatti, riprende la forma di una fondina da pistola…
Il prodotto, denominato “Malaterra” e descritto come “in stile Gomorra” (con riferimento al libro di Roberto Saviano e agli omonimi film e serie TV che illustrano la realtà criminale di Scampia) era assurto alle cronache nello scorso mese di gennaio, attraverso un video promozionale su TikTok in cui una ragazza ne descriveva le caratteristiche (si veda ad esempio l’articolo su Repubblica del 20 gennaio).
Il Tribunale delle imprese di Napoli è intervenuto in via cautelare, dapprima concedendo agli eredi del Principe di San Severo l’istanza di sequestro del bene e del materiale pubblicitario e l’inibitoria delle iniziative promozionali e di vendita contestate.
Nel mese di settembre, il Tribunale ha confermato l’accoglimento delle principali contestazioni dei ricorrenti, il Museo Cappella Sansevero e la famiglia comproprietaria della cappella, fondate sulla tutela del diritto di proprietà e dell’immagine del bene culturale, nonché del nome e dell’aspetto dell’opera d’arte, protetta anche tramite marchi registrati.