Riportiamo l’articolo a firma di Sarah Martinenghi, pubblicato su LA REPUBBLICA – TORINO il 18/10/2016
Per tre volte era andato in infermeria alle Vallette, lamentando malesseri che sarebbero stati però sottovalutati. Aveva un ictus, che l’ha reso invalido al 50 per cento, e per questo ora un detenuto fa causa all’Asl To 2 chiedendo i danni.
Alfredo G., ex agente di commercio, torinese di 44 anni, era finito in carcere con l’accusa di stalking, nel dicembre del 2012, nei confronti della sua compagna. Qualche mese dopo aveva iniziato ad accusare dei formicolii alle mani e agli arti e anche delle paresi facciali che sparivano dopo alcuni minuti. Aveva chiesto di essere visitato per due volte, la prima il 13 febbraio 2013, la seconda cinque giorni dopo. Ma in entrambi casi era stato rispedito in cella, anche se nella sua documentazione sanitaria veniva segnalato che aveva avuto in passato un aneurisma celebrale. Un mese dopo, il 27 marzo, si era sentito male, tanto da essere trasportato d’urgenza al pronto soccorso.
L’ictus gli ha provocato danni al lato sinistro del corpo: ora ha un braccio paralizzato, non riesce più a muovere una parte del viso, e zoppica da una gamba. Ha dovuto abbandonare il lavoro e vive dell’assegno di invalidità.
Nel 2015 si era rivolto al Ministero della salute per chiedere aiuto, e gli era stato risposto di rivolgersi a un legale. Così ha fatto. Gli avvocati Renato Ambrosio e Gino Domenico Arnone dello studio Ambrosio&Commodo hanno citato in causa, davanti al tribunale civile di Torino, l’Asl To 2 responsabile del servizio sanitario del carcere: una semplice Tac, all’insorgere dei primi malesseri, secondo i legali avrebbe evidenziato il rischio altissimo di “ictus carotideo” che, avrebbe potuto essere prevenuto con una diagnosi precoce. Il tribunale di Torino ha fissato la prima udienza il 7 febbraio.
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