“DIFENDIAMO I NOSTRI FIGLI DAI SOCIAL”

Class Action contro Facebook – Instagram – Tiktok

Nel corso di un’affollata conferenza stampa tenutasi lo scorso 2 ottobre, è stata presentata ai giornalisti delle maggiori testate italiane la prima class action italiana contro Tik Tok e Meta per proteggere i minori dai danni da uso dei social Instagram, Facebook e Tik Tok, proposta da Movimento Italiano Genitori – MOIGE Aps assistito da Ambrosio & Commodo.

Una “class action inibitoria” con la quale si è chiesto al Tribunale di Milano di ordinare a Meta e Tik Tok di arrestare diverse condotte “che pregiudicano un’enorme platea di ragazze, ragazzi e genitori in Italia”, una iniziativa senza precedenti in Italia, la cui prima udienza si terrà il 12 febbraio 2026 a Milano.

L’inibitoria di classe è uno strumento di tutela legale dei cittadini, introdotto nel nostro ordinamento nel 2021, regolato dall’art. 840 sexiesdecies c.p.c. che recita:

Chiunque abbia interesse alla pronuncia di una inibitoria di atti e comportamenti, posti in essere in pregiudizio di una pluralità di individui o enti, può agire per ottenere l’ordine di cessazione o il divieto di reiterazione della condotta omissiva o commissiva. …..

In Italia, i minori che usano le piattaforme social sono più di 7 milioni e, di questi, circa 3.500.000 lo fanno illegalmente, non avendo raggiunto l’età minima che la normativa europea ed italiana indica in 14 anni.

L’intervento di Antonio Affinita, direttore generale del MOIGE
L’intervento dell’Avvocato Stefano Commodo, Studio Legale Associato Ambrosio & Commodo
L’intervento dell’Avvocato Stefano Bertone, Studio Legale Associato Ambrosio & Commodo
L’intervento dell’Avvocato Fabrizio Lala, Studio Legale Associato Ambrosio & Commodo
L’attenzione dei media e il tema dell’utilizzo dei dati personali da parte delle piattaforme social
Ulteriori interventi a supporto dell’iniziativa
L’intervento di Antonio Affinita, direttore generale del MOIGE

All’evento hanno preso parte: Antonio Affinita, direttore generale del MOIGE, associazione di promozione sociale da oltre 25 anni in prima fila nella tutela dei minori, che ha dichiarato: Associazioni di genitori per la tutela dei minori, esperti del settore, del mondo accademico ed istituzioni hanno sollecitato, ma senza adeguate risposte dei gestori, di dare tutela dei minori sulle loro piattaforme social. A nostro avviso, purtroppo la protezione dei minori non solo non viene perseguita adeguatamente, ma addirittura danneggiando i minori tramite algoritmi che creano disagio e dipendenza. Questa azione legale, pertanto costituisce un passo urgente necessario”

L’intervento dell’Avvocato Stefano Commodo, Studio Legale Associato Ambrosio & Commodo

Come ha spiegato l’Avvocato Stefano Commodo, l’iniziativa mira a “difendere i minori ed i più fragili dall’utilizzo eccessivo dei social, e ad informare e creare buona informazione sui rischi che derivano dall’abuso dei social, dare voce ai genitori che vedono i propri figli perdere la loro gioventù e la loro spontaneità attaccati ad uno smartphone, creare le basi per un’azione risarcitoria di massa per le tante drammatiche vicende che spesso vengono riportate dalle cronache quotidiane”.

L’avvocato Stefano Commodo ha anche sottolineato la particolarità dell’atto frutto dell’impegno per due anni di intenso lavoro di un gruppo interdisciplinare composto – tra gli altri – da giuristi ingegneri informatici e neuropsichiatri, che ha portato al deposito di un ricorso fondato sui nuovi strumenti legislativi di tutela collettiva, consentendo ai genitori, parti lese, di coalizzarsi per affrontare il confronto con gruppi multinazionali.

L’intervento dell’Avvocato Stefano Bertone, Studio Legale Associato Ambrosio & Commodo

L’Avvocato Stefano Bertone è intervenuto spiegando l’efficacia delle class actions: “quando la salute pubblica viene messa gravemente a rischio la class action inibitoria dà ai cittadini una tutela diretta e immediata, proprio come è successo nel caso Philips. Le richieste che abbiamo formulato al Tribunale di Milano sono chiare, pratiche, di immediata esecuzione: eliminazione degli utenti con meno di 14 anni; obbligo di informare minori e soprattutto i loro genitori sui rischi da dipendenza patologica con la stessa visibilità chiarezza, ed inequivocità delle avvertenze sui rischi da fumo”.

L’intervento dell’Avvocato Fabrizio Lala, Studio Legale Associato Ambrosio & Commodo

L’Avv. Fabrizio Lala ha proseguito aggiungendo che “un altro punto centrale dell’iniziativa è imporre uno stop alle piattaforme all’uso degli algoritmi che aumentano la dipendenza, aggravata dalla manipolazione attraverso l’IA e lo scroll continuo. Del resto il legislatore italiano ha confermato nei giorni scorsi, approvando la legge italiana sull’IA, che anche i sistemi di IA dovranno rispettare l’età minima di 14 anni (13 con il consenso di entrambi i genitori) per l’accesso, prevista dal GDPR e dal Codice Privacy italiano”.

L’attenzione dei media e il tema dell’utilizzo dei dati personali da parte delle piattaforme social

L’attenzione dei media, confermata anche dai vari articoli e servizi che hanno poi commentato l’iniziativa, si concentrata sui risultati della ricerca scientifica internazionale, illustrati dall’intervento in videoconferenza della prof. Marta Cacciotti, secondo cui i giovani utenti corrono seriamente “il rischio di subire dei danni anche di natura permanente dalla frequentazione dei social”, un’evidenza oramai documentata, ma nascosta ai giovani utenti ed ai loro genitori.

Si è anche parlato del modello di business delle piattaforme basato sulla raccolta, valutazione e monetizzazione dei dati personali: attraverso la progettazione mirata dei loro algoritmi, si è affermato “le due società mantengono un sistema di manipolazione e dipendenza che raccoglie e analizza i dati personali altamente personali e intimi dei suoi utenti. E con essi genera profili comportamentali e di personalità completi che vende per scopi pubblicitari e commerciali. Anche questo aspetto è scarsamente noto all’utenza in generale”.

Ulteriori interventi a supporto dell’iniziativa

A supporto dell’iniziativa sono intervenuti:

  • Alfredo Caltabiano, presidente ANFN-associazione nazionale famiglie numerose
  • Claudia Di Pasquale, presidente AGE-associazione italiana genitori
  • Roberto Gontero, membro del direttivo nazionale e presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Piemonte

che hanno espresso apprezzamento ed interesse all’iniziativa.

In collegamento video hanno partecipato:

  • Marta Cacciotti, psicoterapeuta e docente presso l’Università Guglielmo Marconi di Roma, nonché componente dell’Osservatorio sulle dipendenze
  • Stefano Faraoni, Assistant professor in law presso l’Università di Birmingham

fornendo il supporto scientifico e accademico all’iniziativa.

LE PRINCIPALI RICHIESTE DELL’INIZIATIVA LEGALE

FATTI NOTORI SU CUI FONDA L’INIBITORIA DI CLASSE

❖ IL RISPETTO DELL’OBBLIGO DI VERIFICA DELL’ETÀ E DEL DIVIETO DI ACCESSO AI SOCIAL PER I MINORI DI 14 ANNI
❖ L’ELIMINAZIONE DI SISTEMI CHE CREANO DIPENDENZA DALLE PIATTAFORME, COME MANIPOLAZIONE ALGORITMICA E SCROLL INFINITO DEI CONTENUTI
❖ UNA CORRETTA INFORMAZIONE DEI PERICOLI DA ABUSO DEI SOCIAL
❖ IL RISPETTO DELL’OBBLIGO DI VERIFICA DELL’ETÀ E DEL DIVIETO DI ACCESSO AI SOCIAL PER I MINORI DI 14 ANNI

MANCATO RISPETTO DELL’OBBLIGO DI VERIFICA DELL’ETA’ E DEL DIVIETO DI ACCESSO AI SOCIAL PER I MINORI DI 14 ANNI

Secondo le statistiche sono circa 3.500.000,00 i bambini tra i 7 ed i 14 anni che utilizzano le piattaforme social in violazione del divieto – europeo e nazionale – che lo consente solo per chi ha compiuto i 14 anni: se aggiungiamo i loro genitori, sono circa 10.000.000 gli italiani danneggiati da tale cattiva pratica da parte delle società resistenti. L’iniziativa del Moige e delle Famiglie pone questa evidenza sul tavolo dei Giudici milanesi, chiedendo il rispetto della normativa che fissa limiti non casuali, ma nell’interesse della salute dei minori. È infatti inaccettabile a fronte dell’evidenza dei danni a carico dei bambini – purtroppo non conosciuti dalla stragrande maggioranza dei genitori cui vengono scientemente nascosti da Meta e da TikTok – che queste ultime possano violare scientemente ed impunemente le norme a tutela della salute dei minori.

DANNO BIOLOGICO PERMANENTE

L’assenza di informazione da parte delle società che gestiscono le piattaforme social, ma anche la disattenzione dei legislatori e delle authorities deputate alla regolazione ed ai controlli, ha negato alle Famiglie ed al pubblico degli Utenti, compresi ovviamente i minori, di conoscere un fatto davvero grave ed inquietante: il rischio che l’utilizzo dei social possa provocare a chi si trova tra i 6/7 ed i 23/25 anni un danno biologico permanente.

Il Prof. Tonino Cantelmi – nel parere pro-veritate che rappresenta uno dei punti di forza dell’atto di MOIGE-Famiglie – ricorda infatti che “la corteccia prefrontale raggiunge la completa maturazione in età adulta (intorno 25 anni)” e che allora sia forte il rischio di danni permanenti alla salute mentale dell’adolescente poiché le sollecitazioni dell’eccesso di esposizione digitale può provocare danni sia per l’eccesso che per il difetto di dopamina. Durante lo sviluppo adolescenziale, il cervello compie una profonda rivoluzione che può essere impedita con modificazioni strutturali dalla eccessiva attività sullo schermo, con effetti simili all’utilizzo precoce di sostanze che creano dipendenza: gli effetti sono comportamenti problematici, impulsività, calo dell’attenzione ed inibizione della risposta.

Sul punto e a conferma di quanto sopra, sono intervenuti molti autorevoli enti, come la Commissione Europea con uno studio del maggio 2024 (Wellbeing and mental health at school. Guidelines for school leaders, teachers and educators) che illustra che “[gli studenti di oggi riportano risultati peggiori in termini di salute mentale, influenzati da fattori come la pressione scolastica, l’immagine corporea, l’uso inadeguato dei social media e il bullismo, rispetto alle generazioni precedenti, insieme a un calo del rendimento scolastico”. Anche il Parlamento Europeo con lo studio a cura del Prof. dr. Brian O’Neill “L’influenza dei social media sullo sviluppo dei bambini e dei giovani” esamina l’influenza dei social sullo sviluppo dei bambini e giovani europei, citando numerose ricerche sull’uso dannoso da parte dei minori, affermando come “i social media sono pervasivi nella vita dei bambini e dei giovani europei attraverso i quali sono esposti a una vasta gamma di contenuti, contatti, comportamenti e rischi contrattuali” o ancora “i minori sono sistematicamente esposti a contenuti online dannosi sulle piattaforme, come l’odio online, i contenuti sessuali, le immagini cruente o violente, i contenuti che promuovono i disturbi alimentari e la disinformazione.”

❖ L’ELIMINAZIONE DI SISTEMI CHE CREANO DIPENDENZA DALLE PIATTAFORME, COME MANIPOLAZIONE ALGORITMICA E SCROLL INFINITO DEI CONTENUTI

COME I SOCIAL TENGONO ’’ LEGATI ‘’GLI UTENTI

DOPAMINA… CHE COS’E’? CHE RUOLO HA NEI SOCIAL?

La dopamina è un neurotrasmettitore, una sostanza che veicola le informazioni fra i neuroni attraverso la trasmissione sinaptica. La dopamina funge da messaggero chimico per le cellule nervose, svolgendo ruoli cruciali nel cervello: per il controllo del movimento, delle emozioni, della motivazione e del sistema di ricompensa.

È nota come “ormone del piacere” perché la sua liberazione ci fa provare sensazioni positive, spingendoci a ripetere comportamenti gratificanti. Funziona anche nella regolazione dell’umore, dell’attenzione, dell’apprendimento e della memoria, ed è fondamentale anche per le funzioni renali e l’equilibrio ormonale, ad esempio nella regolazione della prolattina.

Meta e TikTok conoscono bene questi meccanismi, che sfruttano per la progettazione e gestione delle loro piattaforme: provocare sensazioni di gratificazione, infatti, lega irreversibilmente l’utente alla piattaforma, favorendone l’abuso.

Il danno da abuso da social è più elevato per bambini e adolescenti, perché il loro cervello è ancora in fase di crescita e hanno una minore capacità “di difesa” rispetto agli adulti.

L’atto che MOIGE e le Famiglie ricorrenti hanno depositato al Tribunale di Milano evidenzia le ragioni che spingono Meta e TikTok ad indirizzare i propri sforzi per coinvolgere il più possibile i bambini fin dalla più giovane età. La principale consiste appunto nella maggiore facilità di influenzare un bambino o un adolescente, rispetto a un adulto, per una questione di sviluppo fisico e mentale, che nell’adolescente non è ancora compiuto.

In sintesi praticamente il minore, sia bambino che adolescente, è sempre alla ricerca di nuove emozioni e soddisfazioni, che i social dispensano a piene mani, creando così una dipendenza a carico del giovane utente: più resti collegato e più hai soddisfazioni e riconoscimenti, concretizzati nei like, commenti ed altri “segnali” che riesci ad ottenere. La dopamina è quindi un vero e proprio “cavallo di Troia” attraverso il quale Meta e TikTok condizionano ed indirizzano le coscienze dei giovani utenti, in alcuni casi provocando danni permanenti sul loro sviluppo cerebro-intellettivo.

ALGORITMI PER CONDIZIONARE TUO FIGLIO?

Infatti il funzionamento dei social, in particolare quelli di Meta e TikTok, si fonda in gran parte su algoritmi informatici:

“In informatica un algoritmo può essere descritto come “una sequenza di passi finiti destinati a compiere un lavoro”. Più strutturato e ricco è un algoritmo e più esso sarà preciso e performante. Gli algoritmi oggi sono impiegati praticamente ovunque nella tecnologia e i Social Media e i Social Network non ne sono esenti. La capacità di un Social di raggiungere gli interessi specifici di un utente è strettamente correlata da quanto e da come l’algoritmo dell’applicazione viene sviluppato e implementato”.

In un mondo contraddistinto dalla onnipresenza dei social, è d’interesse anche il concetto della cd. identità algoritmica, ovvero il “processo di utilizzo di algoritmi per modellare e definire l’identità di un cliente”. (dalla perizia in materia di Digital Forensics del Dott. Paolo Dal Checco – consulente informatico forense di fama- allegata all’atto del MOIGE e delle Famiglie).

In sostanza, l’identità algoritmica si basa sull’applicazione di meccanismi telematici per raccogliere e analizzare i dati di un soggetto attraverso la sua attività online, per individuare gli interessi, i gusti, le convinzioni, in modo che il sistema selezioni automaticamente messaggi dal contenuto coerente con tale “identità” così tenendolo sempre collegato.

I servizi di Meta e TikTok si basano in larga misura su tale profilazione degli utenti e come scrive il dott. Del Checco “viene tracciata non solo la navigazione, ma anche la durata della navigazione dei singoli contenuti”. Questa analisi continua e minuziosa dell’attività degli utenti consente alle aziende di proporre e riproporre contenuti altamente personalizzati (e ripetitivi), costituendo una tra le principali cause di dipendenza – e di danno – per i giovani utenti:

“Gli algoritmi analizzano il comportamento passato degli utenti (like, commenti, condivisioni, tempo trascorso su un post) per mostrare contenuti che ritengono più interessanti per l’utente che prendono il nome di “Feed”. Questo porta a un flusso continuo di contenuti altamente rilevanti e coinvolgenti, aumentando plausibilmente la difficoltà a disconnettersi.

Tale sofisticato sistema è ormai raffinatissimo, supportato ora dall’Intelligenza Artificiale, e viene complessivamente definito “Tecnologia persuasiva o captologia”, affascinante quanto inquietante branca della scienza che esplora l’intersezione tra informatica e persuasione, che si può definire “un sistema informatico progettato per modificare atteggiamenti e comportamenti senza apparente coercizione o inganno”.

Essa è descritta come un sistema che può sia rafforzare che cambiare i comportamenti degli utenti e che può agire anche contro il loro interesse, realizzando una manipolazione computazionale che utilizza intelligenza artificiale e Big Data per influenzare i processi decisionali in modo occulto.

L’impatto negativo di tali processi sui diritti fondamentali è riconosciuto in numerosi testi di legge UE, come la Legge sui Servizi Digitali (DSA), la Legge sui Mercati Digitali (DMA), la Legge sull’Intelligenza Artificiale (AIA), gli Orientamenti della Commissione UE sulla Direttiva 2005/29 (Dir. sulle Pratiche Commerciali Sleali).

Tutti riconoscono l’esistenza dell’IA manipolativa, ma nessuno fa qualcosa di serio e concreto per tutelare la libertà formativa e l’equilibrio mentale dei più indifesi: bambini ed adolescenti! È a questo atteggiamento omissivo che vuole ovviare la nostra iniziativa!

❖ UNA CORRETTA INFORMAZIONE DEI PERICOLI DA ABUSO DEI SOCIAL

MANCATA INFORMAZIONE SU EFFETTI AVVERSI E DANNI

Come nell’ambito delle cure mediche, dei farmaci, del tabacco e dell’alcol, anche nel complesso mondo dei social si possono verificare effetti avversi e danni. Come siamo abituati a trovare un bugiardino nella confezione di un medicinale, anche le piattaforme social dovrebbero informare dei rischi collegati al loro uso.

Il rischio di subire dei danni – anche di natura permanente – dalla frequentazione dei social è un fatto che possiamo definire notorio, mentre le società che li creano e li gestiscono nascondono tale evidenza ai giovani utenti ed ai loro genitori, che per questo eccedono nell’utilizzo delle piattaforme come baby-sitter.

Sai cos’è la sindrome FOMO? È l’acronimo di Fear of Missing Out: “paura di restare tagliato fuori”, cioè la paura per il minore di perdere – anche per la velocità e la frequenza dei messaggi e delle notifiche – qualche contenuto importante per lui o che addirittura parli di lui ed a cui lui deve assolutamente replicare…un modo diabolico per tenere legati i bambini e gli adolescenti, notte e giorno!

Questa necessità di essere sempre collegati, a volte frequentando più piattaforme contemporaneamente, provoca:

disturbi alimentari; perdita del sonno; calo del rendimento scolastico e dell’attenzione; depressione; interpretazione errata delle emozioni; insoddisfazione per la propria immagine corporea; incomprensioni e difficoltà nelle relazioni familiari e sociali; conflitti o amplificazione delle insicurezze; facile perdita di autocontrollo, comportamenti impulsivi; ricerca stimolazioni veloci e gratificanti, spesso con esposizione a comportamenti imprudenti; accettazione di sfide spesso pericolose per la propria incolumità (le challenge); atti autolesivi;

La letteratura scientifica mette in relazione diretta il tempo trascorso davanti agli schermi e lesioni personali, ideazioni suicidarie e gesti anticonservativi. In data 18.6.2025 è stato pubblicato un ulteriore, autorevole studio sul tema (Association of Habitual Checking Behaviors on Social Media With Longitudinal Functional Brain Development, Maza et al., JAMA Pediatrics).

CHI PUÒ PARTECIPARE AL PROCEDIMENTO

Chi ha avuto esperienze dannose nella frequentazione di Instagram, Facebook, o TikTok, ma anche chi è solo preoccupato per le possibili conseguenze dell’uso inadeguato di queste piattaforme, può contattarci e approfondire la situazione insieme a noi.

Ogni contributo può essere prezioso per approfondire i meccanismi pericolosi e illeciti dei social ed aiutare l’azione inibitoria ora e preparare l’avvio di un’azione di classe risarcitoria, raccogliendo informazioni su situazioni, vicende e fatti collegati al disagio provocato dall’uso dei social.

L’azione risarcitoria collettiva consente alle associazioni autorizzate o ad ogni singolo appartenente alla classe dei danneggiati di “agire nei confronti dell’autore della condotta lesiva per l’accertamento della responsabilità e per la condanna al risarcimento del danno e alle restituzioni” (art. 840 bis c.p.c.).

Chi ritiene di essere nelle condizioni risarcitorie avendo subito il minore un danno dalla frequentazione dei social trova il form da compilare nel portale:

www.classactionsocial.it

attivato insieme all’indirizzo email info@classactionsocial.it per raccogliere segnalazioni e testimonianze.

OPPURE CONTATTANDO DIRETTAMENTE lo Studio Ambrosio & Commodo – Tel. 011 54.50.54 – info@ambrosioecommodo.it

L’AZIONE RISARCITORIA DI CLASSE SEGUIRÀ L’ATTUALE INIBITORIA

L’azione inibitoria rappresenta solo il primo passo di un percorso più ampio. Come annunciato durante la conferenza, lo Studio Ambrosio & Commodo e Moige stanno preparando una successiva azione risarcitoria di classe, aperta a genitori i cui figli hanno subito danni dalla frequentazione dei social.

Ogni caso andrà soggettivamente approfondito, verificando anche la possibilità di provare attraverso documentazione medica la consistenza dei danni subiti e solo dopo le dovute valutazioni potrà decidere se ricorrono le condizioni per inserire la singola posizione nell’azione risarcitoria di classe.

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