La forza dell'esempio l'eroismo normale di Fulvio Croce avvocato in Torino

28 Aprile 1977: l’assassinio dell’avv. Fulvio Croce

di Stefano Maria Commodo

La forza dell’esempio. L’eroismo normale di Fulvio Croce, avvocato in Torino

46 anni fa sotto il fuoco delle Brigate Rosse cadeva un gentiluomo torinese: l’avv. Fulvio Croce, Presidente dell’ordine degli avvocati di Torino. Ci sembra bello e doveroso ricordare Fulvio Croce, che ci ha dato un concreto esempio di come si possa essere un eroe facendo quello che si fa tutti i giorni, per evitare che una vicenda così drammatica, in cui si fondono luci ed ombre, sia completamente dimenticata, soprattutto dai più giovani che invece da queste vicende debbono trarre linfa per orientare le proprie scelte di vita.


IL CONTESTO

Si è da poco celebrata la festa del 25 Aprile che ricorda la riconquista della Libertà dopo la guerra, il ventennio fascista e l’occupazione nazista, ma pochi sanno che l’unico vero rischio per l’ordine costituzionale democratico in Italia è stato rappresentato dal movimento delle Brigate Rosse che, applicando le teorie del socialismo rivoluzionario, ha sviluppato tra il 1970 ed il 1987 una intensa attività terroristica, con assassinii, ferimenti, sequestri e rapine per il finanziamento. L’azione più clamorosa fu nel marzo 1978 il rapimento di Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana, con l’uccisione di cinque uomini di scorta, cui dopo un lungo sequestro seguì l’assassinio di Moro, il cui corpo venne fatto provocatoriamente trovare presso la sede del suo partito.

Il 17 maggio 1976 iniziò il processo ai capi delle Brigate Rosse presso la Corte d’Assise di Torino: subito i brigatisti assunsero una serie di iniziative finalizzate a delegittimare la Corte ed a spettacolarizzare ogni udienza, con scelte che più volte hanno dimostrato la presenza di una regia con buona conoscenza della tecnica processuale. All’udienza del 25 maggio 1976 gli imputati riaffermarono il loro rifiuto della difesa leggendo un nuovo comunicato contenente minacce contro Fulvio Croce ed i legali nel frattempo da lui delegati: “Gli avvocati nominati dalla corte sono di fatto degli avvocati di regime. Essi non difendono noi, ma i giudici. In quanto parte organica ed attiva della contro-rivoluzione, ogni volta che prenderanno iniziative a nostro nome agiremo di conseguenza”. Nel corso dell’udienza come pure nel corso della quarta udienza del 26 maggio 1976, ogni volta che i legali d’ufficio presero la parola furono insultati e minacciati.

È in tale contesto, caratterizzato dal rifiuto della difesa d’ufficio dai legali che erano stati nominati tra quelli abituali difensori di soggetti appartenenti all’area di sinistra, che l’avv. Fulvio Croce nella sua qualità di Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino venne incaricato dal Presidente della Corte d’Assise della difesa degli imputati, per la quale nominò sé stesso ed altri coraggiosi consiglieri dell’Ordine torinese. E nonostante le minacce dei brigatisti, l’impegno dei difensori d’ufficio fu serio, tanto che nel corso dell’udienza del 7 giugno 1976 l’avvocato Franzo Grande Stevens, d’intesa con Fulvio Croce, sollevò una eccezione di incostituzionalità dell’art. 130 del codice di procedura penale, la norma che imponeva la obbligatorietà della difesa tecnica anche per l’imputato che la rifiutasse. Grande Stevens, fondando la sua tesi sulla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, tentò di dimostrare che il diritto di difendersi non comportava l’obbligo di farlo. La corte d’assise, ritenne manifestamente infondata l’eccezione di incostituzionalità e così Fulvio Croce ed altri consiglieri dell’ordine torinese  svolsero le funzioni di difensori d’ufficio dei brigatisti.

“Giovedì 28 aprile, 1977. Fulvio Croce arriva con la sua automobile in via Perrone 5. Con lui ci sono le sue due segretarie. Sono le 15 e su Torino sta scendendo una pioggia leggera. L’avvocato scende dall’auto e si incammina verso il suo studio anticipando le due donne. È a quel punto che un uomo, alle sue spalle, lo chiama per nome. Croce si volta e davanti si ritrova una pistola puntata che fa subito fuoco. Almeno cinque colpi lo raggiungono al volto e al torace, uccidendolo. Il killer e i suoi complici, divisi tra chi aveva compiti da palo e da autista, scappano. La notizia dell’omicidio piomba sul processo contro le Br in un baleno. È lo stesso Renato Curcio a rivendicare in aula il delitto. Il brigatista vorrebbe leggere un comunicato in cui si spiegano le ragioni del gesto ma il foglio sui cui è annotato il testo gli viene sequestrato dalla polizia.” (da un articolo di Federico Callegaro su La Stampa)

Questo il drammatico epilogo della vicenda, in cui l’Avv. Fulvio Croce diede l’esempio di come anche il normale vivere e l’assolvere alle piccole e grandi cose che stanno nei nostri doveri può avere qualcosa di eroico.

L’Avvocato Fulvio Croce è stato insignito della medaglia d’oro a Valore Civile con Decreto del Presidente della Repubblica del 5 dicembre 1977, con la seguente motivazione:

«Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati e procuratori di Torino, si distingueva, nell’assolvimento dell’incarico, per il profondo impegno, l’appassionata dedizione e l’alto senso morale. In un momento particolarmente delicato per l’integrità delle istituzioni repubblicane, noncurante delle minacce di morte ricevute, procedeva egualmente, onde non rallentare il corso di un processo, alla nomina dei legali d’ufficio per gli appartenenti ad una pericolosa organizzazione eversiva, dimostrando grande coraggio e assoluta fiducia nella forza della legge. Cadeva vittima di un vile attentato, sacrificando la vita in difesa dello Stato democratico. Torino, 28 aprile 1977

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