di Gregorio Torchia
Durante questo lungo anno ricco di eventi e crisi mondiali (Covid, Afghanistan, Usa vs Cina, Crisi climatica), ciò che avrebbe dovuto suscitare più attenzione – perlomeno nei giovani giuristi – è l’annuncio, del miliardario fondatore di Facebook, della creazione di Meta. Sostanzialmente, il Metaverso sarebbe la prima fusione tra realtà e social network, a tutti gli effetti una versione aumentata della realtà esistente.
Perché questo evento è, a mio parere, molto più rilevante? Il motivo è che si tratta dell’ennesimo violento passo del Potere Digitale. Ma questa affermazione richiede tuttavia una necessaria spiegazione del significato di “Potere Digitale” e del perché ci dovrebbe spaventare.
Pertanto, a prescindere dal giudizio che si può avere sulla nuova realtà metafisica, bisogna partire dalla constatazione che: esiste oggi un potere digitale, tangibile, concreto e pericoloso.
Esso si sostanzia, in primo luogo, in una serie di fenomeni che hanno delle conseguenze sul reale, questo è in sintesi il concetto tradizionale di Potere Digitale. Empiricamente, gli strumenti di cui “disponiamo” ci vincolano al loro uso e questo è l’effetto pratico del precitato potere.
Premesso ciò, ovvero che ad oggi dipendiamo dalla tecnologia, ed in particolare da uno specifico strumento (lo smartphone), esiste un altro aspetto importante che caratterizza il Potere Digitale, ovvero: esistono dei soggetti che detengono il potere su di esso e sono pochi e privati.
Detto ciò, se si mappano tali soggetti, si incominciano necessariamente ad intravedere i primi problemi – giuridici – specifici del “Metaverso, ergo della metafisica”, poiché si tratterebbe, in particolare, di una realtà targata Facebook, quindi posseduta da Zuckerberg.
È evidente che, a livello pratico, il Potere sul Digitale sia detenuto da chi influenza e ha il controllo di tutti gli elementi compositivi degli smartphone (ogni aspetto collegato ad esso, dalla produzione all’utilizzo). Se si analizza il mondo da questa prospettiva, ci si accorge inoltre che i monopoli digitali appartengono quasi nella loro totalità agli statunitensi, ed il secondo problema giuridico riguarda appunto l’assenza di “sovranità digitale” nell’era di internet.
Un altro elemento costitutivo del Potere Digitale è l’informazione, i dati, basti pensare che, ad oggi, ogni soggetto con un telefono cellulare può essere costantemente tracciato e i suoi percorsi possono essere memorizzati.
Non è stato infatti storicamente casuale che, in parallelo allo sviluppo dei monopoli digitali statunitensi, visto lo stretto legame con l’informazione, si siano visti nascere diversi e complessi sistemi di sorveglianza digitale da parte di entità statali, come il caso riportato da Snowden. Infatti, l’elemento della sorveglianza, unito all’utilizzo dei dati costituisce uno dei fattori più significativi del Potere del Digitale, ed allo stesso tempo rende più potenti i pochi che controllano effettivamente il Digitale.
Il fatto che esista un Potere digitale ed in particolare un Potere di pochi – tra cui Zuckerberg – non è ontologicamente un problema, lo è diventato nel momento in cui, ad oggi, l’essere umano è costretto per la prima volta nella sua storia a dover possedere uno strumento per essere inserito all’interno della società civile (ad esempio: senza uno smartphone non posso aprire un conto in banca).
Pertanto, nel dettaglio, chi controlla in questo momento il Potere Digitale è colui che controlla la realizzazione di: (i) Microprocessori (Intel), (ii) sistemi operativi (Microsoft, Apple e Google), (iii) centri dati “CLOUD”, (iv) cavi sottomarini all’interno dei quali vengono trasmesse le informazioni (Facebook e Google si può dire che posseggano materialmente internet).
Il Metaverso è quindi una necessaria evoluzione di quello che qui ho definito “Potere Digitale”, e sarà firmato Zuckerberg. Per la prima volta nella storia una società privata possiederà una vera e propria realtà alternativa.
Di conseguenza, considerato il panorama attuale ed il percorso storico del Potere Digitale, si può ipotizzare un sillogismo articolato:
Esiste(rà) una realtà digitale “Metaverso” –> essa eserciterà un potere analogo al Potere Digitale, sulla popolazione mondiale –> esisterà anche in questo caso un potere di pochi sul Metaverso –> esisteranno di fatto persone con un potere enorme sulla realtà (digitale).
Visto il percorso logico, pare necessaria una tutela preventiva dei diritti degli individui, come tutela nei confronti di potenziali danni, con una carta dei diritti del Metaverso, una sorta di Costituzione.
Questa tipologia di approccio non è fantasiosa, infatti, è proprio la metodologia che è stata usata dalla Commissione Europea nei confronti dell’Intelligenza Artificiale, infatti è alla base del regolamento europeo sull’I.A. di cui si sono lungimiratamente previsti gli effetti, a prescindere dalla sua esistenza.
Allo stesso modo, tale tipologia di documento si rende necessario in vista dell’esito necessariamente disastroso di una realtà in mano a pochi soggetti privati. Se l’esistenza nel Metaverso, ad oggi ipotetica e sicuramente non obbligatoria, venisse un giorno ad essere necessaria per sopravvivere come lo è l’uso di uno smartphone, si attuerebbe un mondo ancora più diseguale da come lo è oggi, con la definitiva privazione dell’autodeterminazione e irrilevanza del diritto sostanziale.
In conclusione, è necessario che, anche nel Metaverso, siano garantiti i diritti fondamentali dell’uomo, anche se si trattasse di soli avatar. Il ruolo del giurista nell’era digitale, vista la velocità dei cambiamenti dovrebbe essere sempre più preventivo, per evitare inutili interventi posteriori.