Il fallimento del Referendum: la resa della politica

di Gaetano Catalano

Si è appena conclusa la consultazione referendaria sul tema giustizia che, come purtroppo capitato ripetutamente nelle ultime occasioni, non ha raggiunto il quorum del 50% +1 degli aventi diritto.

Il mancato superamento di tale sbarramento è una circostanza tutt’altro che infrequente ed in quanto tale non dovrebbe suscitare alcuno spunto di riflessione (anche perché ben potrebbe essere una legittima risposta del corpo elettorale) ma sono i numeri dell’astensione a destare scalpore avendo toccato un nuovo record visto che il quorum non sarebbe stato raggiunto nemmeno se il doppio dei cittadini si fosse presentato ai seggi (quando è riuscito a trovarli): quasi l’80%  degli aventi diritto non ha voluto esercitare il proprio diritto, nonostante il “traino” delle concomitanti elezioni amministrative svoltesi in diversi comuni (ed infatti solo in alcuni di questi è stato raggiunto il quorum).

In questo modesto contributo non si vuole però ragionare sulla fondatezza dei quesiti, sul loro tecnicismo, sulla diffusione delle competenze tecniche necessarie per poter esprimere un parere consapevole, sulla loro utilità e quindi sulla loro sostanza, avendo i mass-media già ampiamente sviscerato l’argomento: oggetto di questo breve articolo sarà il metodo, l’utilizzo dell’istituto referendario che ha portato al suo ennesimo e macroscopico fallimento .

Lasciando a ciascuno l’opinione sulla risposta che ha (o avrebbe) dato a ciascun quesito, ciò su cui si vuole porre l’attenzione è come il referendum sia stato utilizzato per una finalità ben diversa (anzi opposta) da quella per cui è stato previsto dalla carta costituzionale: l’istituto nasce con il fine precipuo di evitare che su tematiche e valori particolarmente diffusi, il Legislatore potesse prendere derive lontane dal sentire comune (ad esempio particolarmente autoritarie): si tratta quindi di una possibilità consegnata, in via eccezionale, direttamente al popolo di arginare il potere legislativo laddove quest’ultimo avesse preso un indirizzo normativo contrario alla volontà della cittadinanza.

Per quanto i padri costituenti non abbiano indicato le materie su cui potesse essere disposta tale consultazione popolare, limitandosi a prevedere esclusivamente quelle sulle quali materie è precluso, risulta di tutta evidenza che questo istituto non era stato previsto per indirizzare il Legislatore nella sua attività in una determinata direzione quanto, al contrario, a vanificarla consentendo la diretta abrogazione delle leggi a suffragio universale.

Tale originario protettivo spirito è stato evidentemente stravolto nell’odierna tornata: è di tutta evidenza che i quesiti posti servivano ad ottenere più che una reale abrogazione di norme contrarie ai valori popolari, a supplire all’inerzia politica cercando di spronare, mediante la cancellazione di alcune norme, una riforma complessiva del sistema giustizia che, per quanto utile, è da anni arenata in Parlamento, sede costituzionalmente deputata alla sua nascita.

È la sua essenza stessa quindi ad essere stata diametralmente capovolta passando da scudo del popolo contro ingiuste norme vigenti ad arma nelle mani dei partiti politici per spingere il Legislatore (al quale peraltro essi stessi partecipano) a legiferare nella direzione preferita, portando così la decisione fuori dalle Aule di Palazzo Madama e Montecitorio ( a dire il vero purtroppo sempre meno rilevanti).

In altre parole con l’ultima tornata referendaria si è tentato di sovvertire l’ordine naturale e costituzionale delle cose da parte dell’attuale classe dirigente che tutta, senza distinzioni di orientamento o partito, non riuscendo a trovare un accordo politico ha cercato di “tirare la giacchetta” al popolo e fargli fare il proprio lavoro.

Non c’è quindi da stupirsi se gli italiani non sono caduti in questa trappola e si sono ben guardati dl recarsi alle urne, perché è stato sin da subito evidente che più che una reale consultazione popolare su temi fondamentali realmente partecipati dal popolo (a quale cittadino può interessare quante firme deve raccogliere un magistrato per essere eleggibile al CSM?) l’ultima tornata referendaria ha significato la resa totale della attuale classe dirigente per incapacità manifesta ad amministrare il Paese.

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