Concessioni balneari: partita chiusa?

di Gregorio Torchia

Con la pronuncia della Corte di Giustizia UE (C-348/22) del 20.4.2023, viene confermato l’orientamento che vieta il rinnovo automatico delle concessioni demaniali, le quali devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente, come era già stato chiarito dalle note sentenze gemelle dell’Adunanza Plenaria, ovvero le numero 17 e 18 del 2021.

Tuttavia, la nuova pronuncia della Corte apre a possibili interpretazioni delle amministrazioni locali che potrebbero portare a proroghe automatiche.

Il passaggio problematico riguarda l’applicabilità dell’art. 12 della direttiva 2006/123 (Bolkestein), presupposto per impedire la proroga delle concessioni, ed in particolare: 1) l’interesse transfrontaliero e 2) la scarsità delle risorse.

In merito al primo requisito, la Corte di Giustizia afferma chiaramente la non necessità di un preciso interesse transfrontaliero per l’applicazione dell’art. 12 della direttiva, essendo sufficienti le cosiddette “situazioni meramente interne”. Il problema nasce quando la Corte europea analizza la questione della “scarsità” delle risorse naturali.

La normativa afferma chiaramente che, l’obbligo di una procedura selettiva sussiste laddove il numero di autorizzazioni disponibili per un’attività sia limitato dalla scarsità delle risorse naturali. Di conseguenza, le Adunanze plenarie del 2021 avevano dunque giudicato ontologicamente scarse le risorse naturali nel settore delle concessioni demaniali con finalità turistico ricreative. Invece, la Corte di Giustizia ammette la possibilità per le amministrazioni comunali di valutare caso per caso, in relazione alle realtà locali, la scarsità o meno della risorsa.

È chiaro che, l’affermazione della CGUE è ragionevole se rapportata alla realtà empirica, ma rischia di causare proprio ciò che sperava di evitare: le proroghe automatiche.

Infatti, grazie a questa pronuncia, sarà possibile valutare caso per caso le risorse da parte delle amministrazioni locali, contrariamente a quanto statuito dal Consiglio di Stato.

La partita appare tutt’altro che chiusa.

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