Blockchain e Smart Contract [Ep 1/10]

di Daniele Lonardo

Il 18 giugno u.s., sul sito del Ministero dello Sviluppo economico, sono state pubblicate le “Proposte per una strategia italiana in materia di tecnologie basate su registri condivisi e Blockchain”, una summa frutto del working group di 30 esperti, incaricati dal MISE di fornire un quadro complessivo della situazione attuale, prospettive e possibili ricadute socio-economiche derivanti dall’introduzione di soluzioni basate su tecnologia Blockchain e Distributed Ledger Technology (DLT).

Per secoli gli istituti di credito e/o gli uffici governativi hanno utilizzato i libri mastri per tenere traccia di transazioni contabili o dei registri della proprietà fondiaria attraverso un sistema di registrazione delle transazioni gestito da un’autorità centrale. Tali libri mastri hanno la caratteristica di essere centralizzati e a scatola chiusa: ciò significa che esiste un intermediario-mediatore per ogni transazione e che tanto il funzionamento quanto i dati registrati non risultano pienamente visibili agli utenti. Con l’avvento del digitale, i libri mastri sono diventati più facili e rapidi da consultare ma l’architettura risultava sempre ancorata ad un sistema centralizzato. Con la blockchain, viene invertito tale paradigma: il libro mastro diviene de-centralizzato. Non è più una singola autorità a possederlo ma ogni utente della rete ne possiede una copia, può richiedere che un’operazione venga aggiunta alla catena di blocchi e tale richiesta è validata solo se tutti gli utenti concordano circa la sua legittimità. Attraverso la blockchain un acquirente nipponico può acquistare un appartamento a Torino pagandolo in bitcoin – con possibilità di prevedere la conversione in valuta corrente – su architettura blockchain, così come è avvenuto nel gennaio del 2018 nel capoluogo piemontese; è possibile registrare vendite, prestiti e donazioni riferiti a singoli manufatti digitali proteggendo i diritti di venditori, acquirenti e assicurare i diritti di proprietà intellettuale del creatore il quale potrà continuare a godere di alcuni diritti anche dopo la cessione. Attraverso la blockchain, infatti, è possibile eseguire le clausole di un contratto tra più parti (cd. Smart contract), mantenere connesse le vetture a guida autonoma all’interno di una Smart City o esprimere il proprio voto in occasione di elezioni politiche. La principale e potenziale caratteristica offerta dall’implementazione di tale tecnologia consiste nel ridurre – anche drasticamente – il costo della fiducia necessaria al perfezionamento di una transazione, intesa come scambio tanto di informazioni quanto di valore, garantendo al contempo la certezza della sua esecuzione. Le iniziative nazionali intraprese nel settore devono necessariamente integrarsi con le politiche ed il quadro regolamentare europeo, promuovendo un ragionato adeguamento dei regolamenti e delle direttive utili al fine di non ostacolare la diffusione di tali tecnologie e non pregiudicando i diritti e le tutele dei cittadini europei.

Nelle prossime newsletter di A&C andremo ad approfondire le varie tipologie di blockchain esistenti (blockchain di tipo permissioned e permissionless), i profili giuridici sottesi a tale tecnologia, le implicazioni con riferimento al trattamento dei dati personali, l’automazione contrattuale e molto altro, risultando evidente la necessità di confrontarsi con una realtà tecnologica capace di modificare radicalmente le attuali modalità contrattuali.

  1. Introduzione

Una definizione sintetica ma al contempo esaustiva della blockchain (letteralmente “catena di blocchi”) può essere fornita in lingua inglese e definisce la blockchain come “an append-only decentralized database that is maintained by a consensus algorithm and stored on multiple nodes”. In altre parole, la blockchain può essere definita come quella tecnologia in cui esiste un database di transazioni, condiviso tra più utenti della rete, validato dalla rete stessa e strutturato in blocchi. Le principali caratteristiche di tale database decentralizzato sono la tracciabilità dei dati ivi contenuti e l’immutabilità degli stessi, dei quali è garantita – nell’anonimato, attraverso sistemi complessi di crittografia – la trasparenza delle operazioni realizzate. Ogni blocco della catena contiene informazioni relative alla transazione compiuta: nello specifico, contiene le informazioni circa (i) il mittente, (ii) il destinatario e (iii) la quantità di denaro versata o l’operazione compiuta. Ciascun blocco ha un codice unico, detto codice di hash che viene generato sulla base dalle informazioni contenute all’interno di tale blocco e, pertanto, in caso di alterazione di una qualsiasi informazione, anche il codice di hash risulterà diverso. Inoltre, ogni blocco contiene, tra le informazioni, anche il codice di hash del blocco precedente e ciò fa sì che tutti i blocchi della catena siano collegati tra di loro in quanto ogni blocco riconosce in modo univoco il suo blocco precedente che a sua volta sa qual è il suo blocco precedente e così via. Ne consegue che, nel caso in cui venga alterata anche solo un’informazione all’interno di un singolo blocco della catena, cambierebbe – di conseguenza – il suo codice di hash, il quale non corrisponderebbe più al codice hash del blocco precedente. Un ulteriore elemento che rafforza la sicurezza di questo sistema è rappresentato dal consenso (trust): ogni utente (cd. miner) detiene una copia della blockchain e, ogni volta che avviene una qualsiasi operazione su di essa, occorre che quest’ultima venga approvata da tutti gli utenti della rete, rafforzando in questo modo il grado di sicurezza del sistema stesso e riducendo le possibilità di alterazioni / contraffazione tanto del blocco singolo quanto del sistema nel suo complesso. Da ultimo, occorre evidenziare come la blockchain, quale Registro Pubblico Distribuito, non trova la sua collocazione in un unico server centrale (come potrebbe essere il server centrale di un istituto di credito) ma la blockchain è “distribuita” sui nodi della rete, cioè sui computer degli utenti facenti parte del sistema. La rete su cui la blockchain si basa è, infatti, una rete cd. peer to peer (P2P) dove non esiste un server centrale.

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