Il mercato israeliano: focus sui settori merceologici di maggiore spicco.

Il mercato israeliano, negli ultimi due decenni, ha subito notevoli cambiamenti, con l’esportazione che è divenuta il motore centrale dell’economia e il peso delle tecnologie e delle industrie d’avanguardia in crescita esponenziale, a discapito dell’agricoltura e dell’industria tradizionale. In questi anni, Israele ha promosso in maniera programmatica tali settori, attraverso leggi che sostengono la ricerca e lo sviluppo industriale, assieme a investimenti di capitali a rischio, o attraverso il sostegno continuo e a lungo termine al capitale umano e alla formazione tecnologica, con progetti tesi alla ripresa economica, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo di infrastrutture. Grazie a questa politica Israele è attualmente il paese che spende più di qualsiasi altro in ricerca e sviluppo (circa il 4.5% del PNL) e detiene attualmente il più alto numero di scienziati, ingegneri e tecnici nella forza lavoro (145 su 100.000 lavoratori, contro 85 degli U.S.A., 75 del Giappone e 60 della Germania).

Israele si trova anche al secondo posto dopo gli Stati Uniti, sia per numero di fondi di capitali a rischio, sia per numero di società start-up. Con le sue oltre 3.000 società, Israele è considerata uno dei maggiori punti di concentrazione di società Hi-Tech. Molti investitori sono confluiti in Israele, in particolare dal Nord America, dall’Europa e dall’Asia. Le principali multinazionali della tecnologia hanno aperto, in Israele, centri di ricerca e impianti di produzione. Israele è diventata il secondo paese straniero, dopo il Canada, per numero di società quotate al Nasdaq, e la fama delle capacità tecnologiche delle società israeliane è nota a livello mondiale. Al contempo l’Europa è divenuta il primo partner commerciale di Israele, con scambi di circa venti miliardi di Euro (di cui due con l’Italia), che costituiscono circa il 40% del commercio estero israeliano.

Oggi l’Italia ha tutte le carte in regola per poter diventare un elemento centrale in questa nuova ondata di sviluppo economico che si va delineando. Israele è già oggi uno dei partner economici principali dell’Italia, per l’area del Mediterraneo, ma è chiaro che il potenziale è ancora ben lungi dall’essere sfruttato in pieno. Il Paese ha molto da offrire all’industria italiana, in particolare in tema di telecomunicazioni e tecnologie dell’informazione, in campo medico e nella biotecnologia, in tema di qualità dell’ambiente e nell’agricoltura, così come in tutto ciò che riguarda il rispetto dei nuovi standard di sicurezza per il cittadino. Al contempo, i numerosi progetti di infrastrutture in Israele sono aperti alle società italiane. Un corretto sfruttamento delle opportunità economiche contribuirà al benessere e alla ripresa sia in Israele sia in Italia. La cooperazione economica tra i nostri paesi costituisce anche un fattore di moderazione e di supporto all’incremento della collaborazione economica regionale, nel Mediterraneo e nell’Europa allargata.

L’Italia rappresenta per il sistema economico israeliano il sesto mercato di sbocco. Sul piano degli investimenti israeliani in Italia, l`opportunità di unire le tecnologie di eccellenza israeliane alla capacità industriale italiana, collocando la produzione sul mercato unico europeo, ha incentivato numerose aziende israeliane ad investire in Italia. Gli investimenti israeliani in Italia hanno riguardato in anni recenti molteplici settori tra i quali l’industria farmaceutica, le telecomunicazioni ed il settore agroalimentare.

Principali voci dell’export italiano

I principali settori del nostro export verso Israele sono rappresentati da macchinari ed apparecchiature elettriche (incremento del 21%), seguiti da prodotti chimici (incremento del 20,3%), da metalli di base (incremento del 20%) e da prodotti in plastica (incremento del 21,8%). Da segnalare la crescita nell’export italiano di prodotti minerali che, nonostante rappresentino una quota relativamente ridotta, sono aumentati del 310,7%. Inoltre, va notato l’aumento dell’export italiano nel settore delle automobili e dei veicoli commerciali con un incremento del 46,4%.

Principali voci dell’import italiano

Le importazioni italiane da Israele si concentrano principalmente sui prodotti chimici e derivati (incremento del 18,4%, sui prodotti in plastica e gomma (incremento del 64,5) e sui macchinari ed attrezzature elettriche (incremento del 17%).

Investimenti esteri verso Israele (principali Paesi e settori)

La crescita degli investimenti diretti esteri in Israele è stata determinata da molteplici fattori tra i quali: le privatizzazioni, la crescente apertura all’esterno del mercato israeliano, il boom della new economy e del settore High-Tech, considerato il motore trainante dell’economia israeliana. L’acquisizione di “start-up” israeliane rappresenta per le grandi società internazionali dell’High-Tech una scelta conveniente, rispetto allo sviluppo di costosi programmi autonomi di Ricerca e Sviluppo in patria.

Una moneta forte

Lo shekel è il riflesso della buona salute di cui gode l’economia del paese. La moneta israeliana dall’inizio dell’anno si è ulteriormente rafforzata nei confronti dell’euro, del dollaro e del franco. Le riserve monetarie di Israele si avvicinerebbero ai 60 miliardi di dollari: una cifra record dalla creazione dello Stato ebraico nel 1948. Non vanno però trasacurate le c.d. “sacche di povertà”, presenti in particolare nelle piccole città eufemisticamente chiamate “di sviluppo”.

Le disuguaglianze sociali qui si accentuano. Certe fasce della popolazione fra le più sfavorite nella società dei consumi (famiglie monoparentali, famiglie numerose, disoccupati, ebrei ultraortodossi, minoranze arabe) non hanno accesso al paniere della prosperità. Ciò non toglie che l’economia israeliana sia una delle più affidabili al mondo: l’impatto della politica e del militare sull’economia del paese diventa sempre più marginale. La guerra a Gaza non ha minimamente diminuito le esportazioni. All’estero si pensa spesso che la situazione politico-militare influisca o influirà a lungo termine sullo sviluppo economico del paese. Ma si tratta di esagerazioni perché i diagrammi della crescita economica dimostrano il contrario: nonostante la crisi, Israele ha chiuso il 2009 con una leggera crescita del prodotto interno lordo (Pil). Il Tesoro e la Banca centrale hanno corretto al rialzo le previsioni per il 2010.

Gli investimenti stranieri in Israele hanno raggiunto dei picchi nell’ultimo trimestre 2009: nel solo mese di novembre, la Borsa di Tel Aviv ha registrato un flusso di oltre 580 milioni di dollari di investimenti di non residenti (fra cui 330 milioni provenienti da investitori non istituzionali). Esiste infine un fattore suscettibile di dare nuove prospettive economiche: l’anno scorso sono stati scoperti importanti giacimenti di gas al largo della costa nel nord del paese, una scoperta che in futuro potrà alleggerire la bolletta energetica di Israele e che lo renderà meno dipendente dalle importazioni.

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